E’ triste associare l’ultimo giorno dell’anno con un evento tragico. E’ ancor più triste constatare che anche quest’anno che va terminando ha portato con sé la sua storia di morti, distruzioni e atrocità.
Pur consapevole della grande discordanza che oso qui portare, dal clima di festa che riempie queste ultime ore del 2010, non posso non pensare a come in tante parti del mondo oggi è un giorno come tutti gli altri, e dove c’è guerra si muore anche a Capodanno.
Dal “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo ecco allora una riflessione. Amara, tragica quanto volete, ma reale e quanto mai attuale. Auguriamoci solo che l’anno che verrà arrivi a portare soluzioni razionali e pacifiche ai tanti conflitti in corso.
GRIDA IL SANGUE DEGLI UCCISI
Ancora un italiano ucciso in Afghanistan. Affratellato nella morte agli innumerevoli afgani anch’essi uccisi. Uccisi tutti dalla guerra assassina.
Una guerra alla quale la Costituzione della Repubblica Italiana proibisce all’Italia di partecipare.
Una guerra insensata che si prolunga di fatto da due generazioni.
Una guerra che potrebbe cessare immediatamente, se solo la comunità internazionale si decidesse a recare aiuti umanitari invece che guerra ai popoli oppressi, oppressi dal terrorismo e dal maschilismo assassini, dall’imperialismo e dal razzismo assassini, dalla mafia e dal totalitarismo assassini.
La pace si costruisce con mezzi di pace.
La democrazia si promuove con la democrazia.
I diritti umani si difendono rispettando i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il primo diritto umano e’ il diritto a non essere uccisi.
Cessi la guerra nemica dell’umanita’.
Occorre la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei confltti.
Solo la pace salva le vite.
Vi e’ una sola umanita’.
Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra e si adoperi immediatamente l’Italia per la pace con mezzi di pace.
Grida il sangue degli uccisi.
Peppe Sini
responsabile del “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo
Viterbo, 31 dicembre 2010